mercoledì 24 dicembre 2014

NATIVITA'

Paul Gauguin | Te tamari no Atua

In primo piano la Madonna, dai tratti indigeni, giace su un letto dall’intenso colore
giallo. Il bambino però è tenuto in braccio da un’altra donna seduta
accanto al letto. Sullo sfondo, a destra, due buoi vicino ad una
mangiatoia.Il quadro risale al periodo che l’artista trascorse a Tahiti ed è una trasposizione
di immagini cattoliche in ambiente polinesiano. La modella di Te tamari no Atua questo il nome originale dell'opera fu Pahura, la compagna di Gauguin durante il secondo soggiorno tahitiano, la quale proprio nel 1896 aveva dato al pittore una bambina, morta però poco tempo dopo.


Angelo Merisi - CARAVAGGIO
E' raffigurata la Natività con un'autentica narrazione realistica che rende "palpabile" la scena. Nella tela è raffigurata la Natività con un'autentica narrazione realistica che rende "palpabile" la scena. Tutte le figure delle Madonne e dei santi venivano prese da modelli prelevati dagli ambienti della povertà e, talvolta da quelli della degenerazione: prostitute, compagni d'osteria e personaggi conosciuti durante la sua fuga peregrinante il largo e lungo per la penisola.L altra particolarità di quest'opera è che è stata dipinta con tecnica ad olio su tela e misura 268 x 197 cm. e non sappiamo dove attualmente si trovi, essendo stata trafugata nel 1969 dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo.

giovedì 4 settembre 2014

IL LIBRO DEL GIORNO: MERCI POUR CE MOMENT RASOIATA DI VALERIE A HOLLANDE

“Mi manda messaggi d’amore - scrive Valérie – Mi scrive che sono tutta la sua vita, che non può far niente senza di me”. E sottolinea che da Hollande le arrivano “fino a 29 sms al giorno”“Mi dice che mi riconquisterà come se io fossi un’elezione”, conclude Valérie. 
Questa la prima anticipazione che è anche il leit motive del battage pubblicitario che precede l'uscita del libro  titolato "Merci pour ce moment" esordirà oggi a Parigi è scritto dall'ex compagna di François Hollande. 
Il libro narra nei particolari quei giorni dell'inizio di quest'anno in cui ha appreso che il suo compagno la tradiva con l'attrice Julie Gayet. Valerie Trielweiler  racconta dall'inizio la doccia fredda del tradimentto: "La notizia di Julie Gayet è il primo titolo dei notiziari del mattino con le foto del settimanale Closer. Io crollo, non ce la faccio a sentire, mi precipito in bagno. Afferro il sacchetto di plastica con i sonniferi... Francois mi segue e tenta di strapparmi il sacchetto", scrive ancora Valerie nelle anticipazioni pubblicate eccezionalmente questa mattina dalla rivista Paris Match, il giornale dell'ex premiere dame. 

Intanto la giustizia francese ha condannato il magazine Closer che pubblicò lo scoop sulla relazione clandestina tra il presidente Francois Hollande e l'attrice Julie Gayet a una multa di 3.000 euro. Il pagamento è sospeso con la condizionale. Ma questo non farà che aumentare la curiosità attorno al libro che è stato per ora tirato in 200.000, ma già pare si esauriranno molto presto. 

venerdì 22 agosto 2014

IL CASTELLO ED I MERCENARI: UNA STORIA CHE SI RADICA NEL PASSATO MA SOPRAVVIVE NEL PRESENTE

Mi è capitato recentemente di visitare il castello di Catajo, presso Battaglia Terme zona Colli Euganei in provincia di Padova. La maestosità del palazzo ancor oggi evidente e la sua storia recente, andrà all'asta ancora una volta nel prossimo mese di settembre, dopo che già due volte le aste sono andate deserte per mancanza di compratori. Chissà magari sarà la volta buona, dagli undici milioni di due anni fa ora la base d'asta scenderà a cinque milioni. Solo il ciclo di affreschi del cinquecento che adornano le stanze di rappresentanza a mio modo di vedere e pensare valgono l'ultimo prezzo fissato. Ma si sa oggi mancano "gli Sghei", come commentava qualcuno l'altra sera e qualunque prezzo sembra molto alto, perchè il problema oggi è mantenerlo quel castello. La famiglia che lo possiede se ne vuole disfare costi quel che costi, perchè non ce la fanno più per le manutenzioni di cui abbisogna e le tasse fondiarie che lo colpiscono.

Fatta questa premessa, la mia riflessione vuole però centrare anche il focus su un' altro aspetto che ha acceso la mia fantasia in seguito alla visita del castello, perchè si lega anch'essa ad un tema di grande attualità segno di questo nostro tempo assai travagliato. Il tema è "la guerra per conto terzi" e cercherò di rifarmi alla storia della famiglia che ha costruito e abitato questo bel palazzo perchè oggi " la storia si ripete". Quanto succede oggi sia in Est Europa che in buona parte del Medio Oriente (Siria e Iraq) dove non sono i protagonisti reali a fronteggiarsi direttamente. Piuttosto si tende a fornire armi e finanziare forze locali contrapposte che agiscono appunto per conto di altri. Tutto ciò naturalmente era già successo nel passato. L'allegoria della famiglia Obizzi è a mio modo di vedere emblematica in proposito, loro originari della Borgogna arrivarono in Italia attorno al 1000, al seguito dell'imperatore Enrico II. Il Capostipite della famiglia fu Obicio I come attesta ancora oggi l'albero genealogico della famiglia dipinto nella sala d'ingresso del palazzo. Lui era un grande capitano di ventura ed ottenne al seguito dell'imperatore i primi grandi successi strappando grandi bottini nelle scorrerie. Si stabilirono in un primo tempo in terra Lucchese. Poi dopo alterne vicende vissute in terra toscana, fu attorno al quattrocento che il ramo principale della famiglia si stabilì nel Padovano, al servizio della Serenissima. Molte erano già le richezze da loro accumulate attraverso i servizi svolti per conto di diversi signori della penisola che in quel tempo si combattevano tra loro. Poi il caso volle che oltre alla professione di capitani di ventura, un fortunato matrimonio a consacrasse la famiglia Obizzi in territorio Veneto. Nel 1422 Antonio Obizzi sposò Negra De' Negri ultima discendente della richissima famiglia Padovana, ereditando numerossimi beni immobiliari sul territorio circostante. Ma attorno al 1570  la famiglia dopo aver collaborato in modo decisivo alla vittoria della Lega Santa nella Battaglia di Lepanto raggiunse il massimo splendore, sotto la guida di Pio Enea I. Lui si dilettava nel tempo libero alla caccia, perciò sul quel terreno tra i colli decise di ampliare quel casolare trasformandolo in un favoloso castello. Ingaggiò Gianbattista Zelotti allievo e collaboratore del Veronese per il ciclo di affreschi che celebrarono la famiglia dalle origini al momento della costruzione del maniero.

Già questa è la vicenda che arriva fino ai giorni nostri. Dopo l'estinzione della famiglia il castello passò agli Asburgo che continuarono a usarlo come residenza estiva e tenuta di caccia. Poi nel 1929 la famiglia Dellafrancesca ne divenne ultima proprietaria fino ad oggi e come già detto non hanno più i mezzi per mantenere il Castello con le sue 400 stanze ed i terreni circostanti. Chissà che succederà domani, magari nuovi mecenati o mercenari si faranno avanti?


mercoledì 13 agosto 2014

LA NASCITA DI VENERE

Arrivo di corsa sudatissimo ai cancelli di Villa Careggi. Il portinaio mi apre con sufficienza, indicandomi con l'indice della mano libera, dove sono riuniti da un bel po'. La strada io la conosco molto bene, frequento l'accademia neoplatonica dal primo giorno.
Cosimo De' Medici la volle vent'anni fa, a Firenze doveva significare la riapertura dell'antica Accademia di Atene. Fu fin dall'inizio il luogo di incontro di uomini dediti alle materie piu' disparate. Il filo conduttore era la traduzione dal greco delle opere di Platone affidata a Marsilio Ficino. Cosimo il vecchio pretese ed impose la presenza dei nipoti Lorenzo e Giuliano in loro vedeva il futuro. Poi noi, da me a Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti e tanti altri giovani di belle speranze.

Giungo poi in sala e come altre volte per non farmi notare piu' di tanto, le possenti colonne mi fanno da scudo e passando da l'una all'altra mi siedo in ultima fila. Finalmente mi rilasso un po'. Vengo da giorni infernali, ho dovuto lasciare Roma e il lavoro alla Cappella Sistina in tutta fretta per la triste notizia della scomparsa di mio padre. Gia' li avevo molte preoccupazioni, poi Il ciclo di affreschi era impegno troppo grosso e gravoso per un uomo solo e aiutanti validi là non ce n’erano. Non potevo certo chiudere bottega qui e chiamare Filippino ad aiutarmi. Io a Firenze dopo la morte di mio padre voglio restare. A Roma ero andato due anni fa. Assieme agli altri fiorentini, ad ognuno fu assegnato un compito preciso. Io dopo le insistenze di Papa Sisto, avevo firmato quel contratto che mi impegnava per realizzare tre affreschi nelle pareti della capella da poco costrtuita. Per fortuna pochi giorni fa li ho terminati, quando mi e' giunta la triste notizia della morte di mio padre. Ho potuto cosi' rientrare a Firenze ed ho deciso così che non tornerò  piu' a Roma. 
Rivivo le ultime vicende, come fossi in preda ad un sogno ad occhi aperti. Una mano improvvisamente mi batte sulla spalla sinistra. Mi giro è Agnolo Poliziano.
- Sandro come stai- mi sussurra.
- Ho incontrato stamani Filippino, mi ha informato che sei tornato giusto in tempo per sepellire tuo padre e che non intendi piu' ripartire per Roma.
- E' verissimo Agnolo la' ho rinunciato a a ricche prebende. Papa Sisto e' rimasto soddisfatto dei tre affreschi che ho fatto. Mi ha offerto di affrescare addirittura l'intero soffitto della nuova cappella detta in suo onore Sistina. A me girava la testa al solo pensiero. Per fortuna non ho accettato. Chiunque affrontera' quel lavoro immane credo ne uscira' stravolto.
Agnolo Poliziano mi ascolta in modo disciplinato, mentre io termino la filippica.
- Io Sandro son contentissimo che tu resti, lo sai che serbo per te ormai da anni il grande proggetto. Ora che sei tornato per restare nulla potra' fermarci.
- Ma Agnolo, io conservo gelosamente il manoscritto che come ben sai potrei citarne i versi a memoria, ma la fine prematura di Messer Giuliano ha cambiato di tanto le cose.
Gia' la congiura de' pazzi aveva posto fine in modo cruento alla vita di Giuliano de' Medici ed anche il ferimento di Lorenzo aveva cambiato completamente lo scenario cittadino. Agnolo aveva celebrato l'apoteosi di quel tempo felice con il suo poema in versi. Ma soprattutto aveva gloriato la figura di Giuliano ed aveva cantato il suo grande grande amore per Simonetta. Lei era la piu' bella fanciulla di Firenze in quel tempo per noi felice. Giovanissima si era maritata con Marco Vespucci. Lei era solo quindicenne, la sua famiglia i Cattaneo esponenti della buona societa' Genovese, era decaduta al pari della repubblica marinara. Poi negli anni precedenti in seguito al passaggio di Costantinopoli agli Ottomani, per loro fu un vero disastro. La' avevano lasciato richezze ed interessi. L'unica gemma rimasta era lei Simonetta e la volevano maritare con profitto. L'occasione si presento' quell'estate, la' sul mare nel golfo di La Spezia. In quel tramonto Marco pure lui molto giovane, osservo' prima quei boccoloni biondi, mossi dalla brezza fluttuavano in quella magica luce che precede il calare della sera. Poi lei si giro' ed apparve il suo magnifico viso di Venere terrena, lui rimase letteralmente fulminato.  Rampollo dei Vespucci, banchieri fiorentini in grande ascesa stretti collaboratori ed alleati alla corte De' Medici. Era stata abilmente organizzata  quella serata, dai Cattaneo. Tanta abilita' culmino' poi molto presto nel loro matrimonio e Simonetta si trasferi' a Firenze.
Qui Marco la introdusse a corte e la sua avvenenza, non tardo' a fare proseliti.  Fu un vero ciclone.


-          Tu stesso Sandro la dipingesti in quel drappo per la giostra che si tenne in Santa Croce. Scrivendoci persino "la senza paragoni".
- Mio caro Agnolo per non parlare di te che dopo la vittoria di Giuliano De' Medici nella giostra, decidesti di eternarla nel tuo poema. Ma poi le cose sono andate a rotoli lei morta di tisi l'anno dopo e lui assassinato in quella tragica congiura. Io me ne andai a Roma imprecando che sarei tornato solo morto e l'unico desiderio che serbavo era quello di essere sepolto ai piedi di lei.
- Ma ora sei tornato Sandro e sei vivo e vegeto. Lo sai anch'io ho sofferto. Ho interrotto la scrittura del poema dopo l'assassinio di Giuliano, ma ora si ripresenta per noi la grande occasione. Lorenzo di Pierdifrancesco De'Medici cugino del Magnifico, ha letto il manoscritto del mio poema. Si e' talmente entusiasmato dalla descrizione che ho fatto della mia Venere. Mi fara' presto pubblicare il poema tutto con la nuova stampa a caratteri mobili. Ma non solo Sandro, lui mi ha incaricato visto che era impossibilitato di essere oggi qui all'incontro di Villa Careggi, di consegnarti una missiva.
Io non ti anticipo nulla, ma ti prego di valutare la proposta con grande attenzione.
Prendo la lettera dalle mani di Agnolo e gli prometto che seguiro' il suo consiglio.
L'incontro accademico, volge al termine. Come di consueto dopo l'esposizione di Marsilio Ficino, prende la parola Lorenzo De' Medici. Lo vedo un po' stanco ed abbacchiato evidentemente i recenti eventi lo hanno segnato. Dopo le solite frasi di circostanza ed i convenevoli di rito. Annuncia che ha scritto un nuovo sonetto, dal significato molto lontano dai precedenti che celebravano gioventu' e bellezza. L' attacco e' emblematico dell’attuale suo stato d’animo.
- chi vuol esser lieto sia
del doman non v'e' certezza
quant'e' bella giovinezza 
che si fugge tuttavia...
Rientro finalmente a casa dopo essere passato in bottega, lì avrei voluto aprilrla quella lettera, ma Filippino mi ha fatto cambiare idea. A casa trovo almeno la cena pronta, per fortuna mamma non si scorda mai di me. Nonostante il fresco dolore patito per il babbo altre nubi si addensano ora su di me. Inzuppo la fetta di pane tra i fagioli all’uccelletto, quell’olio di frantoio l’ho sempre adorato fin da piccino e lei non l’ha dimenticato. Mentre faccio scarpetta, sono ancora sconvolto da quanto Filippino mi ha detto. Già lui il mio uomo di fiducia, ha deciso di lasciarmi dopo quasi tredici anni di collaborazione . Lui era il figlio del mio maestro Filippo Lippi. Avevo imparato da lui il mestiere, avevo visto crescere Filippino, lui fin dalla tenera età ci seguiva nei cantieri di Prato in cui lavoravamo allora. Poi la domenica, giorno del nostro riposo, io andavo a casa loro. Lì Lucrezia la bella moglie di Filippo, ci preparava di solito un ottimo pranzo a cui io partecipavo volentieri perché pur vicino non rientravo a Firenze. Erano una famiglia riservata a differenza di tante altre di loro non si sapeva quasi nulla. Finchè in una di quella domeniche,  ormai si fidavano ormai ciecamente di me, venni a conoscenza della loro storia.
-Devi sapere...................
                                                                                                   (Continua) 

domenica 29 giugno 2014

SIMONE, JEAN PAUL ET LES AUTRES

La sua morte ci separa. La mia morte non ci riunirà. È così; è già bello che le nostre vite abbiano potuto accordarsi per un così lungo tempo”. Così scrive Simone De Beauvoir di lui Jean Paul Sartre suo compagno per tanti anni ne "La cerimonia degli adii".

Ma il loro non fu mai un normale menage, comunque, lascivi o meno che fossero, ciò che è certo è che Simone e Jean-Paul restarono insieme tutta la vita e lei, morta sei anni dopo nel 1986, venne seppellita accanto a lui nel cimitero di Montparnasse. 
Quando Simone lo conobbe, lui aveva ventiquattro anni e lei ventuno, era la fine degli anni Venti, e lui era già un genio. Simone diceva che appena lo vide pensò che con lui avrebbe potuto dividere tutto, e si innamorò del genio, dell’acutezza, della tortuosità. Sartre era tracagnotto, trasandato, si lavava poco, ma alla ragazza di buona famiglia non importava niente. Odiavano entrambi la borghesia e i suoi riti, l’ipocrisia e la menzogna sociale. Lui diceva " gli uomini non sono spiriti, ma corpi in preda al bisogno", e lei lo amava per questo.  Sì, è vero, Simone all'inizio gli procurava le ragazze, per tenerlo legato a sé, per complicità, per disprezzo delle regole. Non era un matrimonio, non si sposarono mai, era di più, o forse di peggio... Sì, ci furono le Arlette, le Louise, le Tania, le Michélle, le Nathalie, le mogli e le amiche dei suoi amici, e il grande amore per Dolores... Ma anche Simone si innamorava di altri,ma lei e Sartre avevano deciso di vivere tutte le avventure che desideravano, e di raccontarsele, ma senza mai lasciarsi. Sartre diceva  "gli uomini e le donne non sono liberi di smettere di essere liberi". Erano parole che elettrizzavano, erano una sveglia, una droga... Non volevano padri, madri, preti, legami. I due per tutta la vita distinsero l’amore necessario , dunque inevitabile, dagli amori contingenti e senza importanza. Nelle loro tele di ragno vennero invischiate parecchie ragazze che, spesso, non si innamorarono di Sartre, ma di Simone, la quale all’inizio fatica ad accettare queste condizioni. Il filosofo le scrisse un giorno: “La mia vita non appartiene a me solo. Voi siete sempre me, l’essere stesso del mio essere, il cuore del mio cuore”. E in effetti ogni singola opera del filosofo era sottoposta al giudizio della compagna. Ma un giorno il filosofo, che non aveva mai pensato al matrimonio, si innamnorò negli Stati Uniti di Dolores Vanettti Ehrenreich.  Era nel 47 Il filosofo ripianificò la vita in modo da poter trascorrere con Dolores tre mesi di seguito. Simone cominciò a mettere in dubbio il loro rapporto e sentì uno struggimento profondo. Ma in quegli stessi anni e proprio negli States Simone incontrò Nelson Algren, 38 anni, mentre lei ne aveva uno in più. Lui aveva fama di scrittore maledetto. L’idillio con questo uomo fu trascinante  “il suo corpo- scrisse Simone nei Mandarini- si levava infine dalla terra dei morti. Tutta la mia vita fino allora era stata una lunga malattia”. Queste parole giunte all'orecchio di Jean Paul Sartre "lo distrussero". Si sentì umiliato soprattutto perché lei scriveva di essere felice sessualmente, "non piace a nessuno sentirsi inferiore".  Lui scriveva che l’amore è il desiderio di possedere la libertà dell’altro, e avrebbe dovuto saperle, queste cose! "Ma sapere non basta, il più brutto avviene quando ti mettono alla prova".


Inoltre chissà se Jean Paul Sartre vide mai la foto di Simone, scattata da Art Shay a casa dell'amico Nelson Algren, pubblicata solo nel 2008 da le "Nouvel Observer". Algren in seguito si sentì usato da Simone, lui, che aveva scritto a lei: "...Non c'è amicizia tra noi (...) non potrò darti altro che amore carnale". Algren comprese tutto questo solo molto più tardi, leggendo la storia della loro relazione trascritta senza veli nel romanzo "I Mandarini". Quando poi, nel 1965, comparve la traduzione americana de "La Force des choses" in cui de Beauvoir raccontava tutti i particolari della loro relazione, Algren reagì violentemente e pubblicamente. Poi, il silenzio assoluto, fino alla morte, avvenuta nel 1981.Sembra che poco tempo prima di morire abbia esclamato, a proposito dell'autobiografia di de Beauvoir: 

"Autobiografia! -- Merda! Autofiction, ecco cos'è che ha scritto!" 

Con il passare del tempo pian piano il soldalizio fra Simone e Jean Paul Sartre si ricostruì. e così fino alla loro morte.

sabato 17 maggio 2014

INDIA: LA PIU' GRANDE DEMOCRAZIA VOLTA PAGINA

Come il fior di loto cresce puro, pur mettendo le radici tra il fango, Narendra Modi sbaraglia i Ghandi spazzandoli letteralmente via. Questi i risultati pur ancora parziali emersi dalla tornata elettorale Indiana svoltasi a partire dal 7 aprile e terminata il 12 maggio. 
Oltre le più rosee previsioni, il partito di Modi ha conquistato 285 seggi, superando di 13 la maggioranza assoluta al Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento. Se si considera l’intera coalizione di centro-destra guidata dal Bjp, i seggi salgono a 335. Il Congresso di Rahul Gandhi e della madre Sonia crolla invece da 206 a 48 seggi: il peggior risultato della sua storia parlamentare. In totale per la coalizione di centro-sinistra solo 62 deputati, contro i precedenti 231. Nel primo intervento pubblico dopo la diffusione dei dati, Modi ha ringraziato i suoi elettori a Vadodara, capitale culturale del Gujarat: «Sarò il “Mazdoor” (operaio infaticabile) numero 1, lavorerò per il progresso dell’India». 



In un Paese in cui le decisioni vengono raramente realizzate, Modi punterà a costringere — almeno dove ha il potere di farlo — l’apparato e la burocrazia a metterle in pratica. Il suo stile autoritario, da accentratore, e la sua insofferenza per le tortuosità del processo democratico renderanno l’India un poco più cinese. Modi ha detto che «non ci sono nemici in politica e democrazia», che sarà il primo ministro di tutti e che ora «si prepara una nuova generazione» . La tendenza nazionalista del nuovo governo di Delhi va a rafforzare quella già presente nella regione, in Giappone e Cina. Modi, però, sarà probabilmente guidato, anche negli affari internazionali, più dall’economia e dal business che dall’ideologia: la politica estera seguirà parecchio le rotte del commercio indiano. Per noi Italiani, questo cambio al vertice, potrebbe essere l'occasione per portare ad una soluzione la questione dei nostri due Maro'. Con i Ghandi al potere, nonostante l'origine Italiana di Sonia finora nessun passo concreto è stato fatto. Ora che ne sarà di loro, magari chissà se sono pragmatici come si professa il loro leader, una soluzione si troverà?

domenica 11 maggio 2014

L'EX DRUG QUEEN SBARAGLIA GLI AVVERSARI ALL'EUROFESTIVAL

Rientrato a casa dopo una bella passeggiata nel centro storico, accendo la tv e dopo il solito zapping mi sintonizzo sul secondo trasmettono l'Eurofestival. Presentano Nicola Savino e Linus, tra una battuta e l' altra sui concorrenti, ce la faccio a stento a rimanere sveglio. Arriva il turno dell'Austria viene annunciata Conchita Wurst il titolo della canzone in Inglese “Rise like a phoenix”. Fin qui nulla di eccezionale tutti cantano in Inglese "mi son detto" per avere un raggio d'azione più vasto.  Ma la nostra si presenta in scena e con "mia grande sorpresa" e qui mi sveglio di colpo noto la sua folta barba sul viso contornato da lunghi e dritti capelli.

Intorno a mezzanotte sono sveglissimo, quando iniziano a comunicare le votazioni paese dopo paese,  si conferma il successo dell'ex Drug Queen Tom Neurwirth ora appunto ribattezzatasi Conchita Wurth.


Apprendo inoltre che non è transessuale, dice di non voler diventare una donna, si definisce gender-neutral – ma preferisce per sé i pronomi femminili, e sembra alimentare volutamente una certa confusione e incertezza riguardo la sua identità di genere. Sul suo sito spiega come mai abbia deciso di creare il personaggio di Conchita Wurst, che definisce «semplicemente una cantante in un abito formidabile, capelli perfetti e una bella barba». Aggiungendo che in Germania e Austria «la parola “wurst” viene usata per dire “non me ne importa niente”, “non è importante”. E questo è quello che voglio comunicare: non importa da dove vieni o quale sia il tuo aspetto». Il primo nome, invece, le è stato suggerito da un’amica cubana alla quale aveva chiesto il tipico nome della ragazza sexy con cui tutti vorrebbero uscire: Conchita. Il suo nome, spiega Conchita nel video, ha anche un secondo significato al quale non aveva inizialmente pensato: la parola “wurst” viene usata anche per indicare il pene, la parola “Conchita” viene usata anche per indicare la vagina. Infine nel sito conclude che"  tutti dovrebbero potere vivere la loro vita come la vogliono fin tanto che nessun altro viene ferito o limitato nella sua vita".

mercoledì 30 aprile 2014

QUANDO DA CACCIATORE DIVENTI PREDA UNA STORIA DEL NOSTRO TEMPO

C'è una vicenda che si sta sviluppando proprio in questi giorni in Francia, che a mio modo di vedere è emblematica. Un vero segno che siamo entrati definitivamente nel XXI secolo. E' "l'affaire Alstom", come viene definito dalla stampa Francese, che ogni giorno dedica fiumi di inchiostro sulla vicenda recente di questa grande azienda. Alstom (già GEC-Alsthom, originariamente Alsthom) è un gruppo industriale Francese che opera in tre grandi settori: treni ed infrastrutture ferroviarie (Divisione Transport), centrali di produzione di energia (Divisione Power) e trasporto / distribuzione di energia (Divisione Grid). Nel settore ferroviario opera nella realizzazione di: materiale rotabile, infrastrutture e segnalamento; produce il treno tgv e agv. Nel campo dell'energia offre soluzioni integrate in diverse fonti energetiche: idroelettrica, nucleare,gas, carbone, oli combustibili ed eolico. Il gruppo impiega circa 92.700 persone in più di 100 paesi. Questo grande conglomerato così viene definito, perchè appunto ha attività diversificate in campo industriale "da cacciatore", quale è sempre stato "sta diventando preda". L'Americana General Electric e la Tedesca Siemmens "sono sulle sue tracce".
 Lo stato Francese, mai ha permesso in passato che le aziende "strategiche" del paese venissero minacciate, ora vacilla per la prima volta dal secondo dopoguerra. Partendo da qui, per quanto mi riguarda si comprende che oggi 2014, siamo ad una svolta "il potere vero", si sposta sempre più dalle "Istituzioni tradizionali", alle "potenze economiche". Certo la partita è ancora all'inizio e il mio può essere un abbaglio, ma quando "non ce la fai più", per forza ti devi mettere "in mano", a chi ti fa "sopravvivere" e naturalmente ci sarà "un prezzo da pagare". Ma questo dagli albori è "l'andazzo".

lunedì 24 marzo 2014

DALLA GRANDEUR ALLA FINE DELL'ANCIEN REGIME

La Francia nel 1788 si dibatteva da ormai più di dieci anni in una situazione difficilissima dal punto di vista economico. Ma i problemi venivano da ancor più lontano dal regno di Luigi XIV, il re sole dopo la morte del cardinale Mazzarino nel 1661, si lanciò nell'ampliamento del castello di Versailles, investendovi molti mezzi. L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi assolutamente pas bon. Ma Luigi XIV tirò dritto per la sua strada senza ascoltare più nessuno, ora che dopo la sua morte finalmente si era liberato di Mazzarino, non volle mai ascoltar nessuno. I cent'anni che seguirono furono pieni di guerre e di carestie. I re che seguirono il re sole, per finanziare il deficit crescente delle casse dello stato imposero gabelle sempre crescenti ai componenti del Terzo Stato (la borghesia), continuando ad esentare la nobiltà ed il clero. Già il Terzo Stato nel 1788 la classe preponderante in termine numerico nella Francia di allora. La vera spina dorsale della società Francese che nominalmente per la legge Feudale dal 1302, era parte degli Stati Generali (con nobiltà e clero), ma che dal 1614 non vennero convocati appunto fino al 5 maggio 1789. 
La formulazione più efficace e celebre delle ambizioni del Terzo stato fu quella espressa nel pamphlet degli inizi del 1789 Qu’est-ce que le Tiers Etat? dell’abate Emmanuel-Joseph Sieyès: 
“Che cos’è il Terzo stato? Tutto. 
          Che cos’ha rappresentato finora nell’ordinamento pubblico? Nulla. 

        Che cosa chiede? Di diventare qualcosa”.
Dal fortunato pamphlet, divenuto popolarissimo nei primi mesi di quel 1789, alla convocazione dell'assemblea il passo fu breve. Vi partecipavano in tutto 1139 membri eletti dai diversi Stati: 291 rappresentanti per il Primo Stato (il clero), 270 per il Secondo Stato (l'aristocrazia) ed altri 578 per il Terzo Stato (la popolazione urbana e rurale). Ogni ordine si riuniva in una camera separata dagli altri due Stati, discutevano sulla legge ed emettevano un voto per camera: essendo 3 i voti il sistema non ammetteva il pareggio. Il più delle volte il Terzo Stato era svantaggiato, perché in qualche modo gli interessi dei nobili e del clero coincidevano: era sufficiente che questi emettessero due voti a favore per ottenere la maggioranza. Nell'ultima riunione degli Stati Generali il Terzo Stato chiese altri membri per la propria camera, l’istituzione del voto per testa e la riunione in un'unica camera. Di questi punti solo uno fu concesso, quello di elevare il numero dei propri membri. In questo modo il sistema rimaneva lo stesso, perché per cambiare era necessario il voto per testa. A quel punto il Terzo Stato si autoproclamò l’unico vero rappresentante della Francia, assumendo il nome di Assemblea Nazionale, e ciò determinò la fine degli Stati Generali ed anche della Monarchia.



martedì 11 marzo 2014

CHE FREMITO QUEL MERCOLEDI' DA LEONI

Mamma mia che pelle d'oca il ricordo di quel mercoledì 12 marzo 2014. Eravamo come cristalizzati da almeno vent'anni di immobilismo sociale. Noi il paese de' Guelfi e Ghibellini, ognuno col suo particolare da difendere eravamo arrivati fino lì. Avevamo alternato momenti di speranza con altri di sconforto. Ma i governi che si erano succeduti "tra un colpo al cerchio ed uno alla botte", avevano mantenuto sempre inalterato lo status quo. Più il tempo passava e più comprendavamo che non poteva continuare così all'infinito. Il big bang tanto atteso arrivò in quel tardo pomeriggio, naturalmente in diretta televisiva. Fu lui stesso Matteo Renzi a snocciolare le misure che al di là di quei dieci immediati e striminziti miliardi a sostegno delle famiglie, avrebbero sconvolto per sempre quell'equilibrio precedente cambiandolo per sempre....