Oltre le più rosee previsioni, il partito di Modi ha conquistato 285 seggi, superando di 13 la maggioranza assoluta al Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento. Se si considera l’intera coalizione di centro-destra guidata dal Bjp, i seggi salgono a 335. Il Congresso di Rahul Gandhi e della madre Sonia crolla invece da 206 a 48 seggi: il peggior risultato della sua storia parlamentare. In totale per la coalizione di centro-sinistra solo 62 deputati, contro i precedenti 231. Nel primo intervento pubblico dopo la diffusione dei dati, Modi ha ringraziato i suoi elettori a Vadodara, capitale culturale del Gujarat: «Sarò il “Mazdoor” (operaio infaticabile) numero 1, lavorerò per il progresso dell’India».
In un Paese in cui le decisioni vengono raramente realizzate, Modi punterà a costringere — almeno dove ha il potere di farlo — l’apparato e la burocrazia a metterle in pratica. Il suo stile autoritario, da accentratore, e la sua insofferenza per le tortuosità del processo democratico renderanno l’India un poco più cinese. Modi ha detto che «non ci sono nemici in politica e democrazia», che sarà il primo ministro di tutti e che ora «si prepara una nuova generazione» . La tendenza nazionalista del nuovo governo di Delhi va a rafforzare quella già presente nella regione, in Giappone e Cina. Modi, però, sarà probabilmente guidato, anche negli affari internazionali, più dall’economia e dal business che dall’ideologia: la politica estera seguirà parecchio le rotte del commercio indiano. Per noi Italiani, questo cambio al vertice, potrebbe essere l'occasione per portare ad una soluzione la questione dei nostri due Maro'. Con i Ghandi al potere, nonostante l'origine Italiana di Sonia finora nessun passo concreto è stato fatto. Ora che ne sarà di loro, magari chissà se sono pragmatici come si professa il loro leader, una soluzione si troverà?
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