CRYPTOPOLIS
“Non
sarà come la bolla dei Tulipani”. Mi bacchetta Valentina, proprio
quel giorno al liceo, nacque il mio soldalizio con lei, dopo che Il
Professor Matteoli, ci aveva appena spiegato:
Nella
metà degli anni trenta fu registrata una vendita di 40 bulbi per
100.000 fiorini (2500 a bulbo. A titolo di paragone, una tonnellata
di burro costava circa 100 fiorini e "otto maiali grassi"
costavano 240 fiorini). Un prezzo record fu pagato per il bulbo più
famoso, il Semper
Augustus,
venduto ad Haelem per 6000 fiorini.
Nell'anno
successivo i tulipani erano scambiati nei "collegi"
ospitati in taverne di numerose città olandesi. Agli acquirenti era
richiesto di pagare una commissione del 2,5% chiamata "soldo del
vino", fino a un massimo di tre fiorini per scambio. Erano,
dunque, scambi "over-the-counter" al di fuori delle normali
borse valori. Questo incoraggiò tutti i membri della società al
commercio di tulipani, molte persone vendevano e compravano immobili
o altri possedimenti per poter speculare sul mercato dei tulipani.
Alcuni speculatori fecero grandissimi profitti. Questa pratica fu
soprannominata "commercio del vento", appunto per la grande
volatilità dei prezzi. Ma fino ad allora pur tra alti e bassi,
erano sempre cresciuti.
Poi
improvvisamente nel febbraio 1637, i prezzi da ormai un anno non si
riprendevano, anzi erano erano in continuo calo. Il panico, prese la
mano ai commercianti e la bolla speculativa, scoppiò in modo
fragoroso. Si incominciò a pensare che la domanda di tulipani non
avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si
diffuse man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano contratti
per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di
mercato (ormai crollato), mentre altri si trovarono a possedere bulbi
che valevano un decimo di quanto li avevano pagati. Centinaia di
olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, caddero in rovina
finanziaria. Tutti i tentativi esperiti per risolvere la situazione
in modo da accontentare entrambe le parti si rivelarono un
insuccesso. In sostanza, ciascuno rimase nella situazione finanziaria
in cui si trovava alla fine del crollo.
“Quella
lezione di storia, che tanto ci coinvolse, stavolta non si ripeterà”.
Insiste Valentina, nel considerare quanto sta avvenendo in questo
autunno del 2017. “Tu Piero sei il solito fifone”. In effetti, la
lezione sulla bolla dei tulipani, aveva contribuito a consolidare la
nostra amicizia, che anche ora dopo 11 anni è più solida che mai e
non è mai sfociata in nulla di diverso di un percorso di studi
comune e di una sola follia. Ci siamo laureati entrambi lo stesso
giorno il 13 settembre 2013, in Ingegneria Informatica presso la sede
distaccata Alma Mater di Cesena. Le due tesi, entrambe partivano
dallo stesso fantomatico personaggio:
-Satoschi
Nakamoto
Ma
poi prendevano strade diverse. Andiamo comunque per ordine chi era
questo misterioso inventore di software, che nei primi anni di Ateneo
Cesenate, ci aveva portato spesso a frequentare la Biblioteca
Malatestiana. Lì in quelle mattinate ed in quei pomeriggi che non
frequentavamo l'Ateneo, scoprimmo che:
-Satoschi
Nakamoto, era lo pseudonimo del padre anonimo della criptomoneta
Bitcoin, che attraverso un software opensource (cioè aperto al
libero contributo di chiunque), nel novembre del 2008 pubblicò il
protocollo Bitcoin. Si trattava innanzi tutto di una moneta digitale
e virtuale legata al solo uso della rete Internet, che era il
supporto ed il mezzo entro il quale sarebbe circolata. Subito, ci fu
la levata di scudi, nella ristretta comunità di intellettuali che
vedeva questo come un processo molto pericoloso per le attuali monete
che circolavano sulla terra a corso legale. In fondo queste ultime,
in seguito alla grande crisi petrolifera del 1974, persero
completamente il legame di convertibilità con il bene che le aveva
tenute legate per secoli:
-La
convertibilità con l'oro. Certo rimanevano le Banche Centrali, come
baluardo ed autorità di controllo e di vigilanza, a sovraintendere
alla loro circolazione. Ma già nella fine del novecento, molte
bufere monetarie si succedettero, certo il Dollaro Statunitense, fu
la valuta di riferimento. Poi l'avvento di Internet e lo scoppio
della crisi del 2007, fece cadere buona parte della credibilità
della valuta Statunitense. In questo contesto si sviluppò
soprattutto negli strati giovanili, una sorta di ripulsa. In
particolare verso il conformismo legato alla conservazione del
Capitalismo di stampo prettamente Occidentale. Movimenti no global ed
altre forme si svilupparono in rete, in tutto il pianeta. Già nel
2003 una associazione anonima con il motto “Noi siamo Anonymous.
Noi siamo legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo.
Aspettateci!“
.
Ecco
che anch'io io e Valentina, già ai tempi del Liceo Righi di Cesena
eravamo impregnati, di questa nuova ventata chiamiamola post
ideologica. Corremmo a Bologna in Piazza Maggiore, quell'8 settembre
2007, il giorno del “Vaffa day”. Il nostro treno però fece, una
trentina di minuti di ritardo. Arrivammo in piazza sudati sotto la
canicola di quel sabato pomeriggio e facendoci largo tra quei
cinquantamila, facemmo giusto in tempo a vedere Beppe Grillo, portato
in trionfo a spalle per la piazza sul canotto che “mimava la nuova
onda” e galleggiava su quella folla fatta soprattutto di ragazzi in
delirio.
Ma
non divago oltre, meglio ritornare, su cosa ci portò a dividere le
nostre scelte, nel formulare le nostre rispettive tesi di laurea.
Per
questo bisogna tornare al protocollo Bitcoin, presentato appunto dal
fantomatico Satoschi Nakamoto. Noi già influenzati da questi nuovi
movimenti, non ci accorgemmo subito del fenomeno Bitcoin. Ma fu come
spesso succede il caso a suggerirci quello che sarebbe stato il tema
delle nostre rispettive tesi di laurea. Era l'estate del 2012, ormai
pochi esami ci separavano dalla laurea. Ricevemmo entrambi sul nostro
Smartphone una mail, che sulle prime entrambi scambiammo per una
delle solite Spam:
-Quest'anno
in 9 su 10, milionari grazie al Bitcoin, potremmo raccontarti
centinaia, forse migliaia di storie, ma sarebbe superfluo. In poche
parole, mentre tu stai leggendo, loro stanno facendo i soldi. Guarda
il video e capirai come entrare anche tu in questo Business e come il
nostro team ti potrà affiancare ad intraprendere questa proficua e
nuovissima opportunità.
“Vedi
Piero, questa è l'ennesima conferma, tu insisti e ti ostini e fino
ad oggi hai costretto anche me, a dedicare tutto il nostro tempo,
allo studio della Blockchain e di tutto ciò che riguarda la
tecnologia che sottende al Bitcoin e non approfittiamo minimamente
delle possibilità di guadagno che offre lo strumento, dai diamoci
una mossa, tu sei più portato per i tecnicismi è giusto che ti
concentri sul mining dove hai già ottenuto buoni risultati. Io mi
occuperò di seguire il mercato puntando ad ottenere risultati
nell'immediato.”
Pur
costituendo il solito e solido team, questa volta le nostre strade si
divisero e fu pure una scelta vincente. Ora il nostro Wallet, il
conto che avevamo aperto da alcuni mesi, dopo aver ottenuto appunto
gratuitamente i primi bitcoin, attraverso la felice conclusione del
mining, poteva essere utilizzato a tale scopo. Io da quel giorno
continuai a lavorare sulla Blockchain con lo scopo evidente di
ottenere per il nostro nodo, l'assegnazione di altri Bitcoin
gratuiti. Valentina sempre di più si impegnò, per fare crescere e
moltiplicare il nostro Wallet. Di conseguenza anche la scrittura
delle due tesi di laurea, pur partendo dallo stesso fenomeno
denominato Bitcoin, prese vie completamente diverse. Io lavoravo già
per costruire una applicazione per Smatphone e Tablet, che
semplificasse, l'esecuzione delle transazioni ora molto farraginosa,
complicata e che comportava circa il tempo di un'ora e mezza tra la
transazione e la sua registrazione sulla Blockchain. Lei lavorava su
modelli matematici, per puntare al massimizzazione del profitto del
nostro Wallet.
Alla
fine di quell'agosto 2012, partirono due strappi al rialzo del
Bitcoin ed in pochi giorni, Valentina riportò un profitto che si
tradusse in circa 10.000 euro.
Era
raggiante:
-Ora
potremo coronare il nostro sogno, andare alla conferenza di Londra,
il prossimo 15 settembre. Ho già visto per il volo, non ci sono
problemi. Piuttosto, dovremo adattarci per dormire, non ci possiamo
permettere certo l'Hotel Imperial. Attorno a Russel Square comunque
ci sono un sacco di soluzioni, più a buon mercato.
-Ok
Valentina, fai tu, piuttosto viene anche Stefano?
-No,
Stefano non può prendersi altre ferie, dopo la settimana che ci
siamo appena fatti in Salento.
Patimmo
con volo Ryanair il 13 settembre in tarda mattinata ed arrivammo a
Chemies Street, nel tardo pomeriggio, eravamo a qualche centinaio di
metri dall'Hotel Imperial, era un bell'appartamento con due camere,
bagno ed un living con angolo cottura. Valentina lo aveva affittato
fino al 17. Proprio sottocasa un Tesco Express, dove acquistammo ciò
che ci serviva per la colazione della mattina successiva. Sia io che
Valentina, eravamo già stati a Londra, ed entrambi conoscevamo la
zona di Bloomsbury. Il quartiere era famoso soprattutto, perchè qui
si riuniva ai primi del novecento il Bloomsbury group John Maynard
Keynes ed i suoi amici intelettuali. Forse per questo gli
organizzatori del Convegno, scelsero proprio l'Hotel Imperial ed il
cuore del Bloomsbury. Il 14 era per noi un giorno completamente
libero. Ci alzammo di buon ora, facemmo colazione nel living, come
sempre fu Valentina a prendere l'iniziativa, per indirizzare la
giornata:
-Hai
visto che bel sole e che cielo azzurro, una vera rarità qui a
Londra.
-Davvero
una bella giornata Valentina, che si fa?
-Io
direi, visto che ci siam presi scarpe e abbigliamento sportivo,
approfittiamo e si va verso i parchi.
-Ottimo,
aggiudicato io mi preparo.
-Benissimo,
allora via alla ricerca di Peter Paaan!!!
Certo
lo sospettavo, Valentina era stata una lettrice accanita della saga,
in particolare Peter Pan nei giardini di Kensington di James Matthew
Barries, sin da bambina. Poi il padre grande appassionato di musica,
la portò una sera al mitico Peter Pan di Riccione, dove lui lì
negli anni ottanta aveva sognato un futuro diverso. La porto là
d'estate, lei adolescente e lui ormai malato terminale. Dopo la morte
del padre anche il locale sulle colline di Riccione, chiuse per un
paio di anni. Lei nei primi anni del Liceo Righi, più volte mi
raccontò di quella ultima notte, vissuta accanto al padre a bordo
piscina e sopra la magica consolle e sotto la pista da ballo. Ora,
che il Peter Pan ha riaperto completamente rinnovato, in estate
spesso forza Stefano, il quale a differenza del padre non ama musica
e frastuono a portarla lassù. Ero ancora in preda a questi pensieri,
che Valentina mi trascinò verso il Metro, dicendomi:
-Forse,
non te l'ho mai detto, ma Peter Pan, non apparì per la prima volta
negli scritti di Barries, nei giardini di Kensington, ma in un
romanzo precedente, scritto quattro anni prima nel 1902, dallo stesso
Barries. L'uccellino bianco, una storia per adulti, che ebbe per i
tempi un largo successo dovuto principalmente ad alcuni capitoli in
cui era apparso appunto Peter Pan. I furbi editori sai che fecero,
estrapolarono quei capitoli e ripubblicarono la storia con il titolo
“Nei giardini di Kensington”.
-Ho
capito dove vuoi arrivare, Valentina
-Certo
Piero, questa è una lezione anche per noi due, non possiamo
continuare a sbatterci sui nodi “della democratica Blockchain, per
estrarre gratis qualche Bitcoin” è tempo che portiamo a casa
qualcosa di più.
-Anche
questo ho compreso e penso che il percorso comune che ci attende, non
è solo da qui alla laurea, ma è un progetto che sicuramente andrà
oltre ed è giusto che dividiamo i nostri compiti, creando quel gioco
di squadra che ci potrà portare con soddisfazione verso un futuro
migliore.
Prendemmo
il Metro, erano poche fermate, ma avremmo camminato molto per il
resto della giornata e poi era un gran figata. Scendemmo infatti a
Lancaster Gate e ci inaminammo costeggiando la riva destra del
Sepentine Lake ed “eccola!!!!”, gridò Valentina. La Statua del
piccolo Peter era proprio lì sulla piazzetta, nelle vesti di un
piccolo suonatore di flauto. Lei ora mi sembra più eccitata che mai,
è un vero fiume in piena:
-E'
qui che Peter Pan nasce, molto più piccolo di come siamo abituati a
conoscerlo, ancora in fasce, e con pochi morbidi capelli arruffati
sulla testa. Il personaggio venne ispirato a Barrie da un gruppo di
ragazzini conosciuti durante le passeggiate assieme al proprio cane
San Bernardo attraverso i viali dei giardini londinesi di Kensington,
l'amicizia; spesso discussa e talvolta al centro di acri e, a quanto
pare, ingenerose malignità, con accuse neppure troppo velate di
pederastia. Con i cinque figli della vedova Llewellyn-Davies (il più
piccolo dei quali si chiamava, appunto, Peter come il futuro
protagonista di tante avventure), sarebbe risultata fondamentale. Il
legame tra lo scrittore, peraltro già sposato, con la giovane vedova
e i suoi figlioli, divenne poi talmente saldo che, alla morte di lei,
lo scrittore si sarebbe fatto carico dei cinque ragazzini.
Azzardai
“Mia cara Valentina, la vita spesso mescola le carte e l'intreccio
tra l'utopia e la realtà e molto più stretto di quanto ci si possa
aspettare”.
-Già
hai proprio ragione. Pensa che, da allora
il personaggio ha fatto molta strada ottenendo grandi attenzioni ed
un buon seguito, soprattutto grazie al film animato di Walt Disney
del 1953. La storia del ragazzo che non voleva crescere e del suo
autore (curiosamente anch'egli considerato - per la sua poetica
visionaria e disincantata e per la sua capacità di saper giocare
anche in età adulta - una persona incapace di crescere).
Sembrava
inarrestabile:
-Ma
il suo mito, arriva ai giorni nostri, io l'ho scoperto completamente
come ben sai attraverso Neverland, il film del 2004, in cui uno
strepitoso Johnny Dep, veste i panni di Barrie.
Due
scoiattoli, saltellando ci affiancarono e finalmente Valentina, uscì
dalla trance in cui era caduta. Cercò frettolosamente, nella borsa
ed estrasse mezza brioche, la sbriciolò in parte:
- Guarda Piero, mangiano sopra le mie mani!
- Già sono senza ritegno, sono addomesticati, hanno perso completamente la loro natura.
- Sei sempre il solito, senza un briciolo di sentimento.
- Dai Valentina, si è fatto tardi, dobbiamo tornare sui nostri passi, oggi alle 15 si chiudono le iscrizioni al convegno e dobbiamo completarle alla segreteria presso l'Hotel Imperial.Arrivammo giusto in tempo, in Russel Square e salimmo a ritirare i nostri acrrediti per l'indomani. Facemmo una veloce perlustrazione e raggiungemmo il centro congressi, per capire bene dove si sarebbe svolta la conferenza. Fummo sorpresi di vedere le postazioni, di Bbc, Reuters e Guardian:
- Dai Piero, abbiamo investito bene i nostri primi guadagni, guarda la locandina dei relatori.
- Sarà davvero una due giorni interessantissima, Valentina, incentrata il primo giorno dall'intervento di Richard Stalmann il padre del software libero Linux è il diretto discendente del suo software Gnu. Poi dopodomani sarà la volta di Birgitta Jónsdóttir membro del parlamento islandese, presa di mira dal governo Statunitense per il suo coinvolgimento in Wikileaks (che a un certo punto ha messo in rete l’allegra contabilità della banca islandese Kaupthing, che faceva grossi prestiti… a se stessa).Questi due personaggi erano per noi mitici e non restammo delusi dai loro interventi, Stalmann spiegò e sostenne con forza che la moneta Bitcoin e la sottostante Blockchain erano un ulteriore passo in avanti di quella che era la radice dello spirito del suo lavoro che portava avanti da più di trent'anni “Il software libero e democratico”. Certo lui, non volle nascondere che ciò che si stava muovendo attorno a Bitcoin, non era esente da pericoli. Anzi la smania di facili guadagni, “spingerà” lui sostenne, i più a dedicarsi a questo aspetto, anzichè sviluppare ulteriormente, la tecnologia sottostante. Concluse poi che la ricerca è costosa e non c'era nulla di male a trarre profitto dalla moneta virtuale, per gli iniziati, ma l'etica imponeva loro, di reinvestire nello sviluppo della Blockchain, che secondo lui era l'autentica miniera d'oro, tutta da esplorare.Io e Valentina lo seguimmo, in mistico silenzio, lui sarebbe stato la fonte principale delle nostre tesi e del lavoro successivo, con un cenno di intesa, concordammo che quella era la via da seguire.Il giorno successivo la Brigitta Jónsdóttir, salì in cattedra e attaccò sul come la sua Islanda cominciò a distinguersi alla fine del 2008 quando il governo di Reykjavik lasciò fallire le tre maggiori banche - Kaupthing, Landsbank i Glitnir - che insieme pesavano dieci volte il Pil nazionale, una vera aberrazione la definì lei. Invece di salvarle a spese del contribuente, o di limitare i danni per i possessori di obbligazioni come avvenne altrove, per il crac delle banche islandesi furono i grossi creditori internazionali a rimanere con il cerino acceso in mano. Tutto ciò lei spiegò, non fu comunque per noi Islandesi un fatto indolore, la caduta rovinosa delle tre banche, aveva cancellato nel giro di pochi anni circa un quarto del Pil Islandese. Questo fatto, aveva ingenerato nella per piccola e ricca comunità, un grande sconquasso economico ed una sfiducia totale, nelle forze politiche tradizionali. Ora ci spiegò, si era messa a capo di una formazione politica denominata “I Pirati”, che si sarebbe presentata alle prossime politiche Islandesi nella primavera del 2013, con buone possibilità di successo.
-Beh,
niente di speciale, Valentina hanno recitato il loro “Vaffa..”,
diversi anni dopo di noi?
-Piero,
noi Italiani, siamo sempre all'avanguardia, ma poi ci perdiamo in
sterili confronti. Loro “i Nordici”, partono in forte ritardo, ma
poi agiscono e noi figuriamo come quelli, arrivati dopo la puzza.
Anche
la seconda giornata del convegno, ci fu utile e ci confermò che la
decisione di diversificare l'indirizzo delle nostre tesi era giusta.
Uscimmo
molto carichi, dall'hotel Imperial, che stava tramontando il sole:
-Mi
sento molto euforica ed anche eccitata, questa sera dobbiamo
festeggiare Piero!!!
Per
la serata non ci allontanammo di molto, finimmo infatti al John
Russel Pub, assaggiamo diversi piatti, annaffiati dalle generose ed
abbondanti birre. Davvero bevemmo tantissima birra, quella sera.
Entrambi eravamo pressoché astemi e l'effetto si fece sentire
immediatamente. Terminammo la cena io con un cheese cake e Valentina
con un profiterol che lei apostrofò:
-Deliziose
queste palline, meglio di quelle di Stefano e le tue come sono?
Io
ero in pieno marasma alcolico, lei di più e finimmo a letto assieme,
una vera follia secondo me, ma lei Valentina con fare lieve, concluse
la serata sentenziando:
-Dai
Piero, non fare il moralista scandalizzato ormai è successo, in
fondo il “trombamici” è un atto di iniziazione definitiva e non
potrà che consolidare il nostro rapporto d'affari.
II
CAPITOLO
Quella
notte del settembre 2012 di cinque anni fa, restò unica, fu la sola
follia che io e Valentina ci concedemmo per il resto solo amicizia ed
affari. Lei peraltro ben presto si sbarazzò di Stefano era
istintiva, libertaria e libertina, ma tutt'altro che di facili
costumi. Subito dopo la laurea verso la fine del 2013, imparammo da
un video pubblicato su You Tube che nei dintorni di Zurigo un Sud
Africano, Johann Gevers, stava cercando di organizzare una filiera
fatta di Start Up. Una sorta di Silicon Valley Europea per le
Criptovalute e innovazioni sulla tecnologia Blockchain. Johann
Gevers aveva fondato la sua Start Up “Monetas” nel 2012 mentre
viveva ancora a Vancouver jn Canada, per poi trasferire la società a
Zug nel 2013. Monetas lavorava allo sviluppo di una piattaforma
globale decentralizzata per operazioni finanziarie e legali, in grado
di offrire commissioni estremamente basse. Il tutto con una velocità
sorprendente, di gran lunga superiore a quella dei servizi finanziari
tradizionali ed il massimo grado di sicurezza crittografica. La
piattaforma Monetas richiedeva solo uno smartphone per accedere da
qualsiasi luogo sia ai servizi finanziari classici che a quelli
emergenti, promuovendone in tal modo l’accesso a livello
globale. Ma la cosa, non
suscitòin noi che un momentaneo interesse. Presi da altre cose, noi
volevamo sfondare qui in Italia, nel nostro paese.
Nei
mesi successivi ci scontrammo con la dura realtà, visto che ci
offrivano solo impieghi sottopagati o a termine, aprimmo una partita
Iva ed offrimmo a destra e a manca, servizi di consulenza su
Blockchain e Criptovalute. Ma sembravamo dei Marziani e nessuno dalle
banche alle finanziarie, dalle associazioni legali e di
contrattualistica, ci considerò. Fortunatamente quanto avevamo
ottenuto e messo da parte in Bitcoin, continuò a lievitare e come al
solito fu Valentina a prendere l'iniziativa e a stravolgere le nostre
convinzioni:
-Piero,
ormai a Cesena, abbiamo fatto il nostro tempo, dobbiamo alzare il
culo e andarcene.
Lo
diceva, mentre eravamo al locale meetup dei 5 Stelle, che seguì le
elezioni Europee della primavera 2014. Il movimento ottenne un
risultato attorno al 20%, ma il PD targato Renzi spopolò ottenendo
il 40% dei consensi elettorali e questo ci avvilì ulteriormente.
-Questi,
promettono, promettono e poi più di qualche mancia elettorale non
fanno!
-Valentina,
concordo con te, che qui più della miseria di questi 80 euro che
sta promettendo Matteo Renzi, non avremo, ammesso che ci adattiamo a
svendere il nostro titolo di studio.
Lapidaria,
ma con il solito spirito, concluse:
-Io
non ci sto, monetizziamo il Wallet in Bitcoin, chiudiamo la partita
Iva e partiamo davvero.
Una
storia molto curiosa quella che ci avrebbe portato fino alla casa di
Zug, dalla signora Helga Sieber.
Tutto
cominciò ai primi di gennaio di quel 2014, quando ormai esausti di
sbattere la faccia contro il muro di gomma dell'impossibilità di
trovare una strada alle nostre ambizioni, avevamo ormai deciso di
andarcene dalla nostra Romagna e dall'Italia. La prima mossa fu
appunto la chiusura della partita Iva e la seconda la completa
dismissione del conto denominato in Bitcoin. Quella scelta, dettata
dalla sfiducia che ci aveva preso, fu poi determinante. Eravamo al
palo, ma con un buon gruzzoletto da parte, che ora per prudenza
avevamo messo al sicuro su un conto corrente tradizionale in Euro.
Non restammo comunque inoperosi ad aspettare la manna dal cielo.
Frequentavamo convegni e partecipammo attivamente alla campagna
elettorale in vista di quelle elezioni Europee, che poi (come
abbiamo visto), si rivelarono per noi sostenitori del Movimento 5
Stelle, un'altra cocente delusione. Ma come spesso succede, fu il
caso a darci una mano.
-Piero,
basta con la politica, oltre ad alzare il culo, prima o poi dobbiamo
decidere, dove andare?
-
Va beh, Valentina, abbiamo già vagliato, mille situazioni
possibili, ma io credo che dobbiamo trovare qualcosa di legato ai
nostri studi ed alle nostre esperienze già fatte e fino ad ora,
nulla di ciò che abbiamo vagliato, si avvicina neanche lontanamente
alle nostre aspirazioni.
-Su
questo, ancora una volta hai perfettamente ragione, aspettiamo pure
ancora un po' abbiamo spedito i nostri curricula, da Trieste a
Trapani, ma io ormai dispero di trovare qui, un occupazione che ci
soddisfi.
Mentre
chiacchieravamo, sbirciavamo Facebook, improvvisamente fummo colpiti
da uno dei tanti eventi ad invito, che il social propone
quotidianamente:
-
Oh Valentina hai visto domani sera al Grand hotel Leonardo di
Cesenatico seratona organizzata dai Batani, per il lancio della
stagione estiva. Un occhio di riguardo al nuovo, con l'ingaggio di
questa corazzata Elvetica del Web specializzata nel portare in giro
turisti super ricchi e uno alla tradizione di casa nostra, visto
che il testimonial della serata sarà il nostro carissimo poeta Leo
Maltoni.
-Piero,
questa, costi quel costi non ce la possiamo far scappare?
Già
era per noi un'occasione irrinunciabile per due ottimi motivi: la
famiglia Batani, ed il suo capostipite Antonio; l'ex cameriere, che
sette anni prima aveva acquistato il Grand Hotel di Rimini, era per
me e Valentina un vero eroe. Inoltre la presenza di Leo Maltoni
poeta locale, che continuamente rileggevamo in quei giorni,
identificandoci nei suoi versi dialettali ed in particolare nei
versi di E' Pustàin (Il Postino) che recitava testualmente:
Quand
che e’ vent
e’
taia la faza,
d’invéran
i
dé senza sol
i
mor pràima d’ nas.
D’ogni
tènt da i vìdar
u
s’vid i pivìr e al flàini
ch’
i s’dà drìa
int
i guàz.
Me
a n’ végh l’ora
ch’
e’ pasa e’ pustàin.
E
dì ch’ a l’ so za
che
tot i dé
e’
va dret!
(Traduzione:
Quando
il vento taglia il viso, d’inverno i giorni senza sole muoiono
prima di nascere. Ogni tanto dalla finestra si vedono pivieri e
pavoncelle che si rincorrono negli acquitrini. Io non vedo l’ora
che passi il postino. E dire che lo so già che ogni giorno tira
dritto).
Avevamo
decisamente bisogno di svago, perchè il morale in quella fine di
gennaio, era proprio a terra, quindi il sacrificio economico per
partecipare a quella serata, non ci pesava affatto. Prenotammo
quindi, senza battere ciglio.
Ci
vestimmo di tutto punto, con il meglio che avevamo a nostra
disposizione. Lasciammo la nostra piccola Smart, sul lungomare di
Levante ed a piedi ci inoltrammo verso via Piave, che era gremita di
Mercedes scure con autista. Entrammo spavaldi e mentre ci veniva
servito l'aperitivo di benvenuto, da una installazione multimediale,
scorreva la gigantografia del Grand'hotel di Rimini e la seguente
didascalia:
Antonio
Batani, nato a Bagno di Romagna in una famiglia modesta e numerosa,
era emigrato a Saint Moritz per fare il cameriere, e con caparbietà
aveva poi iniziato la sua carriera di albergatore dalla Pensione
Delia di Cervia, sedici camere e quattro bagni. Poi, anno dopo anno,
la scalata alle stelle, albergo dopo albergo, fino alle cinque
stelle lusso di quel monumento bianco sulla riva del mare davanti al
quale da ragazzo passava ogni giorno in bicicletta pensando "òs-cia
s' lé bèl, chisà quant è costa".
Lo seppe nel 2007, quando poté finalmente comprarselo, salvandolo
dalla decadenza, dopo vicissitudini proprietarie disastrose. Il 3
luglio dell’anno successivo, dopo un restauro costoso e attento,
festeggiò il centenario del Grand Hotel con quattrocento invitati,
quartetti d' archi, champagne e l’intera facciata trasformata in
un grande schermo su cui scorrevano le immagini dei film,
ovviamente, di Fellini, che lì aveva sempre prenotata per sé la
suite 315.
Passammo
poi nel salone ricevimenti e ci accomodammo in un tavolo circolare,
defilato, ma con un ottima vista sul palco, che oltre all'orchestra
avrebbe ospitato l'incontro con i nostri due amati personaggi,
moderati dal direttore del Resto del Carlino. Oltre a noi il tavolo
era occupato, da tre anziane signore, una si fece avanti allungando
la mano destra e con forte accento Tedesco ed una certa ironia, si
presentò:
-
Helga Sieber, è un fero piacere, federe due giovani come foi, ad un
efento che celebra i successi di una generazione ormai tanto
distante, dalla fostra.
Valentina,
prontissima:
-Ma
cara signora, noi amiamo, le radici della nostra terra, riguardo poi
a Batani e Maltoni, abbiamo una vera e propria venerazione.
-E'
daffero molto raro, trofare giovani come foi, immagino siate ancora
dediti agli studi, magari interessati a materie del mondo classico?
Era
davvero, ironica e tagliente, intanto che dialogava con noi,
traduceva alle due conoscenti o amiche, che annuivano e con
sorrisetti di circostanza, allungarono pure loro una mano, per
completare le presentazioni. Spiegammo loro, che non eravamo
studenti dediti a materie umanistiche, ma che eravamo due Ingegneri
laureati a pieni voti e che avevamo aspirazioni molto serie ed
ambiziose per il nostro futuro. Tra una portata e l'altra, il
direttore Giovanni Morandi salì sul palco e portò i saluti a nome
de “Il Resto del Carlino” e chiamò sul palco Batani e Maltoni.
Entrambi
con passo lento e con la rigidità tipica della loro età, salirono
faticosamente quella scaletta, si sedettero e subito notammo, che
entrambi erano ormai segnati dal tempo. Io e Valentina, incrociammo
per un attimo lo sguardo, era un segno ulteriore, di quel declino
imminente e implacabile, che ce li avrebbe portati via di lì a
poco. In particolare Antonio Batani, rispondeva quasi a monosillabi,
ostentando comunque il suo grande ottimismo e la caparbietà del
vecchio leone. Leo Maltoni, ripercorse le vicende storiche di
Cesenatico, una cittadina che ha sempre fatto i conti con i
“forestieri”, accogliendoli nelle bettole, dove si cucinava
soprattutto carne e selvaggina, perchè il pesce lui disse, si
cucinava soprattutto per le mense dei poveri. Poi ricordò che Porto
Cesenatico, fu voluto da Cesare Borgia, già il Valentino colui che
arrivò fino alle porte di Bologna, destabilizzando i Bentivoglio. A
quel tempo il budello era completamente insabbiato e le sue navi
dovevano ancorare un po' al largo. Perciò chiamò Leonardo Da
Vinci, che venne nei primi giorni di settembre del 1502 e gli
preparò i disegni per il rifacimento completo. Spiegò che i
disegni si possono ancora vedere alla Biblioteca nazionale di
Parigi. Concluse poi la sua narrazione, recitando i versi di
un'altra a noi molto nota poesia:
AL PURAZI
Dal
vòlti um pìis
andé
tùrzi par maràina
d’invèran
quand
che in t’l’èrba
u’i’è
la bràina.
Am
tròv tra vec, dòni, burdéll
chi
zàirca cun al mèni
tra
e sabion
si
po truvé
al
puràzi o du canéll.
E
ènca mé
am
met in prucisiòn,
a
raz in téra
impinénd
e mi sachét
par
guadagném
la
zàina di puret.
Traduzione:
(sono le piccole vongole tipiche delle spiagge Romagnole)
LE POVERAZZE
Spesso
mi piace
vagabondare
lungo la spiaggia
d’inverno
quando
tra l’erba
c’è
la brina.
Mi
ritrovo fra vecchi, donne e bambini
che
cercano con le mani
nella
sabbia
se
possono trovare
le
poverazze o qualche cannello.
E
anch’io
mi
aggrego alla processione,
cerco
in terra
riempiendo
il mio sacchetto
per
guadagnarmi
la
cena dei poveri.
-Ragazzi,
Leo è feramente grande, io ho l'onore di conoscerlo da tanti anni e
lo ricordo quando declamafa le sue poesie, sulla terrazza del bagno
Milano. Lo faceva solo di fenerdì al tramonto, dofe complice la
brezza marina, le sue parole e le sue stupende spiegazioni
quell'aperitifo era una fera magia.
Rimanemmo
di stucco, mai ci saremmo aspettati tanto da quell'anziana signora
Svizzera. Finita l'intervista, la nostra signora Helga, raggiunse il
tavolo a cui Maltoni era seduto, si abbracciarono fraternamente e
chiacchierarono amabilmente per diversi minuti. Poi ritornò al
tavolo, sottovoce si rivolse alle amiche e rivolgendosi verso di noi:
-Siete
proprio due brafi ragazzi, dunque mi dite che folete partire, perchè
qui non trofate laforo adeguato a foi?
Noi,
spiegammo senza remore, che da mesi ci ostinavamo a cercare qui un
lavoro che non esisteva. Lei ci venne letteralmente in soccorso:
-Su
da noi a Zug e dintorni, sta esplodendo la richiesta di giofani
Ingegneri informatici. Vedo giornalmente sulla “Neue
Zürcher Zeitung
“, annunci in tal senso.
Perbacco
Zug, l'avevamo completamente accantonata quell'idea ed ora si
riproponeva, più prepotente di un anno fa.
-Ragazzi,
prendete i giusti contatti, per l'alloggio non dofete temere, io ne
ho diversi a disposizione e state tranquilli, fi tratterò con
“guanti di Domenica”, come si dice qui da foi.
Ottimo,
non ci restava che darci da fare, per prendere i giusti contatti,
partendo dall'idea proposta dalla Signora Sieber, consultare prima di
tutto gli annunci online della “Neue
Zürcher Zeitung
“. In effetti trovammo diversi annunci, che potevano interessarci.
Ma uno in particolare colpì la nostra attenzione, con l'aiuto del
traduttore, (il nostro Tedesco a differenza dell'Inglese, era assai
rudimentale), ne sviscerammo il contenuto:
MONETAS
AG
(Continua)
Cercavano
giovani ingegneri, da inserire nella Start Up, da poco costituita,
dopo quello di Londra, questo era il nostro secondo viaggio della
speranza. Mentre il primo era ancora, una via di mezzo tra il
viaggio di studio e piacere, questo in Svizzera era molto più tosto
e non prevedeva l'immediato ritorno nella nostra Romagna. Lì tra
Bertinoro e Cesenatico, avevamo il nostro nido. Ma ce ne saremmo
presto fatti una ragione. Già la Svizzera con i suoi 26 Cantoni
autonomi che formavano la Confederazione, stava diventando il
miraggio per gli accoliti delle nuove Criptomonete. Ci sembrava che
la tecnologia utilizzata per le varie monete virtuali, tra cui
quella emergente dei Bitcoin, si sposasse perfettamente con la
strategia del decentramento Svizzero. Infatti,ciascuno
dei 26 cantoni svizzeri aveva una propria costituzione e un proprio
parlamento. I singoli Cantoni erano responsabili di diversi settori
come istruzione, polizia, ospedali e fiscalità. Ed erano i Cantoni
a prelevare determinate imposte e non la Confederazione, inoltre
erano protagonisti di una sana competizione economica tra loro.
Partimmo
finalmente da Cesena alle sei di mattina. Era un sabato uggioso di
mezza primavera, cambiammo il treno alla Centrale di Bologna, giunti
a Milano Centrale ci fiondammo sul binario 12 direzione Zurigo,
dove arrivammo intorno alle 13,50. L'appuntamento per il colloquio
alla sede di Monetas era fissato per il lunedì successivo alle
9,30. Ancora una volta avevamo un giorno e mezzo davanti a noi. Ma
quel sabato pomeriggio, proseguimmo in pulman per Zug la nostra
meta, così avevamo deciso io e Valent quale avevamo
preso contatto via mail, da qualche tempo prima.
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