Il settore moda, che lungo la via Emilia ha perso il 42% della produzione dal 2003 a oggi (un calo doppio rispetto alla media del manifatturiero), e negli ultimi sette anni ha visto cancellato il 15% delle imprese e il 18% degli addetti, prova a reagire. Grazie all'iniziativa della Regione Emilia Romagna ed in particolare dell'assessore alle attività produttive Palma Costi che sostiene «L’alta qualità del nostro fashion riconosciuta worldwide ne fa un ottimo ambasciatore dell’identità territoriale. Dobbiamo investire su innovazione, export e nuove reti commerciali globali».
Un operatore di nicchia soprattutto giovane e dinamico magari che ne so già in possesso di un prodotto innovativo già testato e presentato faticosamente attraverso qualche fiera anche a livello internazionale nel settore subito sarebbe portato a pensare "finalmente sono pronti a darci una mano a crescere e meglio organizzarci per la completa emersione della nostra realtà che ora svolgiamo ancora a mezzo servizio?".
Nulla di tutto questo, ciò a cui si pensa è un progetto che nulla ha a che vedere con la incentivazione al miglioramento organizzativo delle numerose "Start Up", che già operano sul territorio con idee già definite e che già piacciono, ma alla creazione di una sorta di museo "di ciò che fu e che non ritornerà".
Il tutto promosso da un ultraottantenne con un grande passato nel settore ed un grande marchio "La Perla", da lui ceduto anni addietro. Alberto Masotti, inaugurerà nella prossima primavera in Via del Fonditore zona Roveri Bologna"in quei capannoni svuotati dalle maestranze", rinfrescati per la circostanza da un ulteriore intervento del noto architetto Pier Luigi Cervellati la Fondazione "Fashion Research Valley". La mission recita "Ricerca e formazione quali espressione di un’imprescindibile tensione al futuro. La fondazione ambirà a realizzare il primo e più grande centro al mondo di didattica e sperimentazione delle tecnologie digitali per la comunicazione ed i servizi delle manifatture moda". Certo fare formazione magari attraverso l'organizzazione di master ad hoc per il sistema moda e avere archivi e banche dati sul Fashion è opera certamente meritoria per dare nuova vita a quei capannoni ora "così desolatamente vuoti e senza un'anima". Nell'immediato però mi pare ci sarebbe stato qualcosa di molto più urgente per la comunità Regionale tutta.